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Roberto bartali.it

Ottobre 2002

31 Ottobre 2002

Sei ordinanze di custodia cautelare per banda armata nei riguardi di presunti appartenenti alle Brigate rosse-Partito comunista combattente (Br-Pcc) sono state emesse dal giudice per le indagini preliminari (gip) su richiesta della procura della Repubblica di Roma. La Digos della capitale, coordinata dalla direzione centrale della polizia di prevenzione, ha eseguito quattro provvedimenti di custodia e 16 perquisizioni in diverse cittą d'Italia. Le quattro ordinanze gią eseguite emesse dal gip Maria Teresa Covatta sono state notificate nel supercarcere di Trani agli irriducibili Antonino Fosso, Michele Mazzei, Francesco Donati e Franco Galloni. Sono accusati di avere collaborato materialmente alla stesura del documento di rivendicazione da parte delle Br-Pcc dell'omicidio di Massimo D'Antona, compiuto a Roma il 20 maggio 1999. I reati contestati loro dai pubblici ministeri (pm) Franco Ionta e Pietro Saviotti sono di associazione sovversiva con finalitą di terrorismo e banda armata. Nel capo di imputazione si afferma che avrebbero "partecipato con funzioni organizzative all'associazione eversiva costituita in banda armata agente sotto il nome di Brigate rosse-Partito comunista combattente". Le rimanenti due ordinanze non ancora eseguite riguardano invece un uomo e una donna accusati di aver aderito alle Br-Pcc. I due - uno operante in ambienti della Toscana, l'altro in quelli della capitale - vengono considerati "clandestini" dagli inquirenti. A destare l'attenzione dei magistrati su di loro č stata proprio la "irreperibilitą- clandestinitą" in concomitanza con la ripresa dell'attivitą terroristica in Italia di matrice brigatista. Le Brigate rosse-Partito comunista combattente sono l'organizzazione che ha rivendicato l'omicidio - oltre che di D'Antona, consulente economico del governo D'Alema ucciso nel 1999 - anche di Marco Biagi, consulente economico del governo Berlusconi assassinato il 19 marzo 2002. freccia rossa che punta in alto

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